lunedì 22 febbraio 2021

Geologia: Sinkholes - terminologia, meccanismi genetici e cause innescanti

I fenomeni di sprofondamento: problemi terminologici


Recentemente per indicare fenomeni di sprofondamento di qualsivoglia genere viene sempre più spesso utilizzato, da esperti del settore e non, il termine "sinkhole", che ha quasi del tutto sostituito altri termini più specifici, (dolina, camino di collasso, sprofondamento, limesink, cenotes, pozzo carsico, loess karst, voragine) generando una notevole confusione terminologica.
Il termine sinkhole (che tradotto letteralmente significa “buco sprofondato”) è stato introdotto per la prima volta da Fairbridge (1968) per indicare una depressione di forma sub-circolare dovuta al crollo di piccole cavità carsiche sotterranee, sinonimo dunque di dolina (doline).
Successivamente il termine è stato ripreso da alcuni Autori (Monroe, 1970; Jennings, 1985; White, 1988 ed altri) ed affiancato da un attributo che ne chiariva la genesi: sono stati distinti così tra i fenomeni carsici fenomeni di solution sinkhole, collapse sinkhole e subsidence sinkhole (coincidenti con i termini di solution doline, collapse doline, subsidence doline introdotti da Cramer, 1941 e successivamente utilizzati anche da Castiglioni nel 1986 in Italia e da molti altri Autori, dolina di soluzione normale, dolina di crollo, dolina alluvionale, dolina di subsidenza in roccia).
Attualmente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna il termine sinkhole viene usato frequentemente e definisce una qualunque cavità nel terreno di forma non più necessariamente sub-circolare, apertasi per cause antropiche o per motivi diversi.

In Italia il termine sinkhole è stato introdotto, a partire dagli anni novanta, per indicare un tipo particolare di sprofondamento, con forma sub-circolare, ma di genesi incerta.
Successivamente anche in Italia il termine è stato usato secondo l’accezione anglosassone, sinonimo dunque di sprofondamento s.l., di dolina, di sprofondamento antropico, e di “camino di collasso”.
Il termine sinkhole nella letteratura italiana indicava, in principio, ampie e profonde depressioni di forma sub-circolare con diametro e profondità variabili da pochi metri a centinaia di metri, a pareti sub-verticali che si aprono rapidamente in terreni a granulometria variabile.
Questi tipi di sprofondamenti sono quasi sempre colmati da acque, spesso mineralizzate, formando laghetti e specchi d’acqua; sono caratterizzati da subsidenza che può localmente essere dovuta a presenza di sorgenti.
Tali fenomeni sono localizzati in genere su allineamenti tettonici lungo i quali spesso si evidenziano anomalie di fluidi; la continua erosione delle pareti del camino provoca il progressivo colmamento della voragine, un aumento del diametro e nello stesso tempo una diminuzione della profondità dello specchio d’acqua se presente.


La formazione di questi fenomeni è improvvisa, può essere realizzata in un evento unico o in più eventi con progressivo cedimento delle pareti.
Si è constatato che la maggior parte di tali fenomeni è dovuta ad una serie di cause, di cui si parlerà in seguito, ma ruolo importante assumono i processi di risalita, sifonamento e erosione dal basso.
I meccanismi di erosione dal basso potrebbero essere assimilati a processi di suffosione profonda (deep piping), definiti da Castiglioni (1986) come effetti meccanici dello scorrimento sub-superficiale (in questo caso però il movimento sarebbe profondo) dell’acqua nel terreno (con dimensioni granulometriche dalle argille alle ghiaie), che si realizza quando quest’ultimo è crepacciato o poroso e quando l’acqua abbondante e con pressione elevata riesce a trovare vie di scorrimento in cui passare con velocità abbastanza sostenuta. Il passaggio dell’acqua provoca l’erosione di materiale e la formazione di canalicoli e di condotti tubolari lungo le linee idrauliche di flusso. Quest’ultimo fenomeno viene indicato nella letteratura anglosassone con il termine piping.
Sprofondamenti in cui è stata accertata la presenza di meccanismi di questo tipo possono venire definiti, aggiungendo un attributo al termine per specificarne la genesi: piping sinkhole.

What has been called a "sinkhole" by the popular press formed suddenly in Guatemala in May 2010. Torrential rains from Tropical Storm Agatha and a bad drainage system were blamed for creating the 2010 "sinkhole" that swallowed a three story building and a house. This large vertical hole measured approximately 66 feet (20 m) wide and 100 feet (30 m) deep. A similar hole had formed nearby in February 2007.This large vertical hole, called a "sinkhole" in the popular press, is not a true sinkhole as it did not form via the dissolution either of limestone, dolomite, marble, or any other carbonate rock. Guatemala City is not underlain by any carbonate rock; instead, thick deposits of volcanic ash, unwelded ash flow tuffs, and other pyroclastic debris underlie all of Guatemala City. Thus, it is impossible for the dissolution of carbonate rock to have formed the large vertical holes that swallowed up parts of Guatemala City in 2007 and 2010. The large holes that swallowed up parts of Guatemala City in 2007 and 2010 are a spectacular example of "piping pseudokarst", created by the collapse of large cavities that had developed in the weak, crumbly Quaternary volcanic deposits underlying the city. Although weak and crumbly, these volcanic deposits have enough cohesion to allow them to stand in vertical faces and develop large subterranean voids within them. A process called "soil piping" first created large underground voids as water from leaking water mains flowed through these volcanic deposits and washed fine volcanic materials out of them, then progressively eroded and removed coarser materials. Eventually, these underground voids became large enough that their roofs collapsed to create large holes.

venerdì 19 febbraio 2021

Geologia: Genesi di una Stratificazione Incrociata

Questa serie di immagini aiuta a capire la genesi di una Stratificazione Incrociata, ed aiuta a capire come si dovrebbe insegnare la Geologia. Le immagini sono in realtà slides animate. Per saperne di più andate a questo sito: http://ansatte.uit.no/kku000/webgeology/, contiene tante semplici spiegazioni e sostituisce intere dispense e libri costosi.








New Red Sandstone - Eolian
Cross Bedding
HIGH-ANGLE CROSS-BEDDING IN JURASSIC SANDSTONES. Courtesy of Maria Pereira.  

mercoledì 17 febbraio 2021

Scienze della Terra: Faraglioni - Sea Stacks

Faraglioni dei Ciclopi Aci Trezza Aci Castello Sicily - Italy
Un faraglione è uno scoglio roccioso a forma di picco che emerge dall'acqua nei pressi della costa.
Sono tipici delle coste rocciose del mediterraneo; in Italia i più celebri sono i faraglioni di Capri e quelli di Acitrezza (immortalati da Giovanni Verga ne I Malavoglia e in Fantasticheria), ma se ne ammirano di pittoreschi anche all'Isola del Giglio (a sud della Spiaggia del Campese), nel promontorio del Conero, alle Eolie, a Pantelleria, a Scopello presso Castellammare del Golfo, a Mattinata in provincia di Foggia (dove ve n'è uno che, usurato al centro dalla forza erosiva, si stampa nella mente come un arco romano) e nel Salento nella località di Torre Sant'Andrea.
I Faraglioni di Capri - Italy
Lungo la costa sudoccidentale della Sardegna prospiciente Nebida e Masua, comune di Iglesias, sono inoltre presenti cinque faraglioni di cui il più grande, situato a nord, ha una struttura più complessa, risultante dalla saldatura di un blocco centrale e due torri che fiancheggiano e si appoggiano a quest'ultimo ed è chiamato Pan di Zucchero.
Pan di zucchero - Nebida - Sardegna - Italia

lunedì 15 febbraio 2021

Chimica - Numero atomico 4 - Berillio - Be



Il berillio è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo Be e numero atomico 4. 
Berillio - Aspetto dell'elemento
Il berillio è un metallo alcalino terroso di colore grigio acciaio. È rigido, leggero ma fragile. La relazione diagonale con l'alluminio fa sì che questi due elementi abbiano proprietà simili. È usato principalmente come agente rafforzante nelle leghe (rame-berillio).
L'acquamarina (lingua latina aqua marina) è una variante del minerale berillo, del gruppo omonimo. Cristallizza con sistema esagonale, con formula chimica Be3Al2Si6O18, durezza 7,5-8 e densità 2,6-2,9. Il colore dipende dalla presenza di titanio o ferro. Il calore può determinare la variazione di colore, così come l'irraggiamento radioattivo. È una gemma utilizzata nella realizzazione di gioielli.
Altro sul Berillio su Wikipedia

Geologia: La Folgorite

Serie di fulmini che colpiscono il terreno
La folgorite (dal latino Fulgur = folgore) è un ammasso vetroso, di forma tubulare e vuoto al suo interno, creato dall'energia rilasciata da un fulmine o da un'analoga scarica elettrica su un terreno sabbioso ricco di quarzo. Il calore sviluppato dalla scarica elettrica fonde la sabbia silicea contenente quarzo e dando origine alla folgorite. La massa vetrosa risultante chiamata Lechatelierite, è di tipo amorfo e in genere classificata come mineraloide. La Lechatelierite può formarsi più raramente anche in seguito ad altri eventi come l'impatto di meteore o esplosioni vulcaniche, in cui le temperature sviluppate sono sufficientemente alte da fondere la silice.
Una folgorite ha un diametro tipico che può variare da qualche millimetro a pochi centimetri ed una lunghezza che va da qualche centimetro ad alcuni metri. Il colore generalmente grigiastro tipico della folgorite è dovuto alle numerose impurità presenti nella sabbia e che restano inglobate all'interno del vetro.

Una folgorite viene anche chiamata fulmine pietrificato, in quanto appare come l'impronta del fulmine sul terreno.
Dato che il fulmine sviluppa un'elevatissima temperatura, altera profondamente lo stato molecolare dando origine alla formazione dei minerali in seguito ad un riassetto delle molecole costituenti il minerale colpito. La sabbia contenente quarzo (SiO2) subisce facilmente questa alterazione.
Occasionalmente una folgorite può formare uno strato vetrificato sulla superficie di una roccia a base di quarzo. In questo caso viene anche chiamata folgorite esogenica.
Folgorite che ricorda la forma del fulmine
Il ritrovamento di folgoriti è un evento estremamente raro, in quanto si tratta di oggetti estremamente fragili e quindi scarsamente conservabili in natura. Una delle più grandi è stata ritrovata a South Amboy, nello stato del New Jersey negli USA. Era lunga poco più di 270 cm e con un diametro di 7,6 cm nella parte verso la superficie del terreno; la punta poi si assottigliava fino a 5 mm nel punto più profondo. Come spesso accade data la natura fragile delle folgoriti, gli studiosi non furono in grado di estrarla intera e il frammento più grande recuperato è lungo appena 15,2 cm. Ritrovamenti frequenti si hanno sul Monte Thielsen, nell'Oregon, che a causa della frequenza dei fulmini che lo colpiscono viene chiamato il parafulmine della Catena delle Cascate, parte della grande catena montuosa che percorre la parte ovest degli Stati Uniti. Qui le folgoriti assumono l'aspetto di uno strato vetroso bruno-verdastro sulla superficie delle rocce. Altri ritrovamenti ci sono stati sulle sponde dei Grandi Laghi americani. La più grande folgorite conosciuta e conservata si trova al Museo di Storia Naturale Peabody presso l'Università Yale: proviene dalle sponde del lago Congammond nel Connecticut ed è lunga 4 metri. Una folgorite che in complesso è lunga 3 metri è esposta al Museo di Storia Naturale di Londra; è tuttavia conservata in spezzoni lunghi 50 cm.


sabato 13 febbraio 2021

Libro: Biologia per la Scuola Media Superiore - Download Gratis


Presentazione
Questo ebook fa parte di una collana di ebook con licenza Creative Commons per la scuola. Il titolo Biologia C3 vuole indicare che il progetto è stato realizzato in modalità Collaborativa e con licenza Creative Commons, da cui le tre “C” del titolo. Non vuole essere un trattato completo sull’argomento ma una sintesi sulla quale l’insegnante può basare la sua lezione, indicando poi testi e altre fonti per gli approfondimenti. Lo studente può consultarlo come riferimento essenziale da cui partire per approfondire. In sostanza l’idea è stata quella di indicare il nocciolo essenziale della disciplina, nocciolo largamente condiviso dagli insegnanti. La licenza Creative Commons scelta permette non solo di fruire liberamente l’ebook ma anche di modificarlo e personalizzarlo secondo le esigenze dell’insegnante e della classe.
Scarica il testo

Biosfera - Anatomia di un Pesce


Anche se i pesci si presentano in innumerevoli forme, la figura intende mostrare le caratteristiche generali nella forma anatomica più comune:
A - Pinna dorsale
B - Raggi della pinna
C - Linea laterale
D - Rene
E - Vescica natatoria
F - Apparato di Weber
G - Orecchio interno
H - Cervello
I - Narici
L - Occhio
M - Branchie
N - Cuore
O - Stomaco
P - Cistifellea
Q - Milza
R - Organi sessuali interni (ovaie o testicoli)
S - Pinne ventrali
T - Colonna vertebrale
U - Pinna anale
V - Coda (pinna caudale)
Altri elementi non segnalati: barbigli, pinna adiposa, genitali esterni (gonopodio).

mercoledì 10 febbraio 2021

Geologia: GSSP - Global Stratigraphic Section and Point


I Global Stratigraphic Section and Point (abbreviati in GSSP) sono località mondiali in cui siano registrate il maggior numero di informazioni fisiche, chimiche e paleontologiche su un limite tra due ere geologiche e dove tale limite sia fisicamente presente. Nella letteratura scientifica italiana i GSSP sono definiti da due termini, il primo, stratotipo, indica la successione litologica che caratterizza l'intervallo geologico che contiene il limite tra due ere; il secondo, chiodo d'oro, rappresenta invece il limite fisico tra due ere ed è il piano tra due strati che mette in contatto rocce di un'età con rocce dell'altra età. Le località che vengono definite GSSP sono il punto di riferimento mondiale e devono essere prese in considerazione in qualsiasi caso si renda necessario valutare se una determinata roccia appartiene a un determinato intervallo geologico. La stratigrafia è la disciplina che si occupa di correlare i GSSP alle varie unità litologiche presenti nel mondo. La definizione dei GSSP è cominciata nel 1977 ed è tuttora in corso.

Messinian GSSP in section Oued Akrech, Atlantic side of Morocco.
Le seguenti caratteristiche sono ideali, nessun GSSP soddisfa tutti questi requisiti, ma è richiesto che tra più candidati si scelga la località che meglio soddisfi queste richieste:
deve essere accessibile attraverso mezzi pubblici da un aeroporto;
deve essere consentita la ricerca scientifica nell'area;
deve essere sufficientemente ampia da consentire un futuro accesso (non deve, ad esempio, essere a rischio di frana o venir sepolta da detrito);
deve essere facilmente correlabile stratigraficamente con altre località nel mondo;
deve contenere un orizzonte databile radiometricamente esattamente al limite;
deve mostrare delle caratteristiche che identifichino il limite in qualunque parte del mondo.

GSSP in Italia
L'Italia ospita numerosi GSSP e molte località italiane sono in lizza per l'attribuzione. Questa peculiarità è legata all'eccezionale esposizione di alcuni intervalli geologici sul suolo nazionale, in particolare nelle Alpi orientali, in Appennino, in Sicilia.

Tali GSSP non sono eterni, possono essere rimpiazzati in qualsiasi momento da una successione geologica più completa presente in un'altra parte del mondo, ma questo richiede una nuova definizione del GSSP da parte della Commissione Internazionale di Stratigrafia, procedura che in genere richiede diversi anni.
GSSP formalizzati
In ordine cronologico, dal periodo geologico più recente al più antico.
Vrica (KR) per il limite Pliocene-Pleistocene (e quindi per il limite Gelasiano-Pleistocene inferiore). Ratificato nel 1985;
Monte San Nicola, Gela (CL) per il limite Piacenziano-Gelasiano. Ratificato nel 1996;
Punta Piccola (AG) per il limite Zancleano-Piacenziano. Ratificato nel 1997;
Eraclea Minoa (AG) per il limite Miocene-Pliocene (e quindi per il limite Messiniano-Zancleano). Ratificato nel 2000;
Spiaggia del Monte dei Corvi, Ancona per il limite Serravalliano-Tortoniano. Ratificato nel 2003;
Carrosio (AL) per il limite Paleogene-Neogene (e quindi per i limiti Oligocene-Miocene e Chattiano-Aquitaniano). Ratificato nel 1996;
la cava di Massignano (AP) per il limite Eocene-Oligocene (e quindi per il limite Priaboniano-Rupeliano). Ratificato nel 1992;
Bagolino (BS), Località Romanterra, per il limite Anisico-Ladinico. Ratificato nel 2005;
località Prati di Stuores, Badia (BZ) per il limite Ladinico-Carnico. Ratificato nel 2008;
GSSP in corso di formalizzazione
Queste località sono attualmente oggetto di studio da parte di sottocommissioni dell'ICS.
Una località non ancora definita nelle Marche o in Umbria per il limite Rupeliano-Chattiano;
Una località non ancora definita nelle Marche o in Umbria per il limite Bartoniano-Priaboniano;
Una località non ancora definita in Sicilia per il limite Carnico-Norico.

Testo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/GSSP
Immagini: Subcommission on Neogene Stratigraphy: http://www.geo.uu.nl/sns/index.php?contentid=100

Geologia: Eruzioni virtuali al supercomputer - Contiene Video


Un modello matematico descrive le dense nubi di gas e ceneri che scorrono lungo i fianchi del vulcano durante un'eruzione esplosiva. I risultati del calcolo sono tradotti in immagini e compongono le animazioni inserite in questo video. Il modello, applicato a diversi vulcani in Italia e nel mondo, considera le caratteristiche di ciascun vulcano e dell'eruzione che si vuole rappresentare.
Il breve video che accompagna le animazioni raccoglie le voci di chi, a vario titolo, lavora sui vulcani, e racconta come e perché questo modello teorico ci può aiutare a comprendere meglio il fenomeno naturale e a capire come proteggerci da esso.

Video prodotto da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Italy)


Chimica: Video - Bicarbonato, Aceto. Come versare un gas da un contenitore ad un'altro


Reazione
NaHCO3(s) + CH3COOH(aq) → CH3COONa(aq) + CO2(g) + H2O(l)
Questa è la ben conosciuta reazione del bicarbonato di sodio con l'aceto: 84 grammi di bicarbonato di sodio reagiscono con 750 g di aceto all'8% per formare 82 g di acetato di sodio in soluzione acquosa. L'unione di aceto e bicarbonato produce anidride carbonica.

Scienze della Terra: Il disseccamento del Mar Mediterraneo - Video



Il piano Messiniano rappresenta un periodo di tempo molto breve nella scala geologica (meno di due milioni di anni) nella parte terminale del Miocene, durante il quale la regione Mediterranea fu soggetta a cambiamenti paleogeografici drastici, ma effimeri. Rimasto isolato dall'Atlantico, il Mediterraneo si disseccò quasi completamente. Il volume di evaporiti deposte sul suo fondo e successivamente seppellite da centinaia di metri di sedimenti pelagici ed emipelagici deposti negli ultimi cinque milioni di anni, è di circa 1 milione di km3.


Video Pubblicato il 12 nov 2014 in occasione dei 90 anni di Maria Bianca Cita, è stata ricordata attraverso un convegno l'esplorazione del mediterraneo avvenuta sulla Glomar Challenger nel 1970, grazie alla quale Maria Bianca Cita costruì la teoria del dissecamento del Mediterraneo nel Miocene Superiore. Una delle maggiori scoperte nella lunga carriera di geologa marina di Maria Bianca Cita.
Interviste a Angelo Camerlenghi, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, e a Maria Bianca Cita, dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Milano.
Il convegno in onore di Maria Bianca Cita, dal nome "Geologia marina: dalla scala mediterranea alla scala globale", tenutosi a Milano il 10 novembre, è stato organizzato dall'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere.


Chimica: I Composti Organici

Si definisce Composto Organico un composto in cui uno o più atomi di carbonio sono uniti tramite legame covalente ad atomi di altri elementi (principalmente idrogeno, ossigeno, azoto). Tra i pochi composti del carbonio non classificati come "organici" si annoverano i carburi, i carbonati e i cianuri.
Modello 3D di un Composto Organico - Etanolo - Un alcol.
L'aggettivo "organico" ha origini storiche; anticamente si pensava infatti che le sostanze estratte da tessuti provenienti da organismi viventi, vegetali o animali, possedessero proprietà peculiari derivanti proprio dalla loro origine "organica" e che quindi non potessero essere sintetizzate o che i loro equivalenti sintetici fossero diversi per la mancanza di queste particolari proprietà.
La sintesi in laboratorio dell'urea nel 1828 da parte del chimico tedesco Friedrich Wöhler e la constatazione che l'urea sintetica ha le medesime proprietà chimico-fisiche di quella estratta dall'urina fecero cadere questo assunto e portarono alla nascita della chimica organica (1831) e alla definizione di "composto organico" in uso (1861).
Modello 3D - Urea (CH4N2O) - Nero: Carbonio, Rosso: Ossigeno, Bianco: Idrogeno; Blu: Azoto
In generale i composti organici sono costituiti da uno scheletro di carbonio e idrogeno legante qualche eteroatomo.
La struttura generica di un aminoacido alfa nella sua forma non ionizzata
Nelle strutture di questi composti si trovano dei gruppi ricorrenti di atomi e legami che conferiscono alla molecola proprietà e reattività tipiche. Tali gruppi vengono detti "gruppi funzionali" e i composti vengono suddivisi in classi a seconda del gruppo o dei gruppi che la molecola presenta. Questo tipo di suddivisione prende il nome di "sistematica organica".

Scienze della Terra: Pamukkale - Castello di Cotone

Pamukkale, che in turco significa "castello di cotone", è un sito naturale della Turchia sud-occidentale, nella provincia di Denizli, prossimo all'omonimo abitato. L'antica città diHierapolis venne costruita sulla sommità del bianco castello che copre un'area di 2700 metri di lunghezza e 160 d'altezza. Può essere visto da grande distanza, perfino quando ci si trova sul lato opposto della vallata, a circa 20 km dalla città di Denizli. Pamukkale si trova nella regione interna Egea, nella valle del fiume Menderes, che crea un clima temperato per buona parte dell'anno.
I movimenti tettonici non solo hanno causato frequenti terremoti, ma hanno anche permesso la nascita di numerose fonti termali. L’acqua che ne sgorga è sovrasatura di ioni calcio e di anidride carbonica, che forma con l’acqua acido carbonico. Emergendo, l’acqua perde gran parte dell’anidride carbonica, spostando l’equilibrio chimico da bicarbonato a carbonato di calcio che, anche a causa dell’abbassamento della temperatura, precipita dando luogo alle caratteristiche formazioni, costituite da spessi strati bianchi di calcare e travertino lungo il pendio della montagna, rendendo l'area simile ad una fortezza di cotone o di cascate di ghiaccio.
L'equazione chimica che descrive questo fenomeno è la seguente:
Ca^{2+} + 2(HCO_3^{-}) \leftrightarrow CaCO_3 + CO_2 + H_2O
Pamukkale è un importante centro turco per i turisti che viaggiano dalle coste dell'Adalia e del Mar Egeo per vedere questo luogo che, in coppia con Hierapolis, è uno dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Esistono pochi luoghi al mondo simili a questo, ad esempio le Mammoth Hot Springs negli USA, le terme di Saturnia in Italia, e Huanglong nella provincia cinese di Sichuan (altro sito dell'UNESCO).
Sfortunatamente Pamukkale venne abusata nel tardo ventesimo secolo, alcuni hotel furono costruiti sopra al sito, distruggendo parte delle rovine di Hierapolis. L'acqua calda fu incanalata allo scopo di riempire le piscine artificiali degli alberghi. Gli scarichi di queste ultime per anni riversarono le acque reflue direttamente sul sito contribuendo in maniera determinante all'inscurimento delle vasche calcaree. Fu anche costruita una strada asfaltata in mezzo al sito per permettere ai visitatori di raggiungere la parte alta della formazione in bici, moto o a piedi. Inoltre fu concesso a questi ultimi di lavarsi all'interno delle vasche calcaree utilizzando detergenti di natura industriale aggravando ulteriormente il problema.
A seguito dei danni prodotti, L'UNESCO è intervenuta, predisponendo un piano di recupero nel tentativo di invertire il processo di inscurimento. Gli hotel furono demoliti, e la strada coperta da piscine artificiali che sono tuttora accessibili, a differenza del resto, dai turisti a piedi nudi. Una piccola trincea è stata scavata lungo il bordo, al fine di recuperare l'acqua ed evitarne la dispersione. Le parti brune sono sbiancate lasciandole al sole, in assenza di acqua per diverse ore al giorno. Per questo motivo molte piscine sono vuote. Alcune aree sono coperte d'acqua per un paio di ore al giorno, secondo la programmazione mostrata in cima alla collina. Inoltre il sito è costantemente sorvegliato da addetti che impediscono ai visitatori di abusare dei luoghi. Grazie a questi interventi il luogo sta lentamente riprendendo il suo naturale colore bianco.
Vedi anche: Travertino

domenica 7 febbraio 2021

Chimica: Video - Il dentifricio dell'elefante - Da fare anche a casa




Geologia: Liquefazione Terreni - Rischio sismico - Contiene Video


Crisi sismica Modena/Ferrara Maggio 2012
Il forte terremoto del 20 maggio 2012 è stato caratterizzato da diffusi fenomeni di “liquefazione” dei terreni che hanno suscitato stupore e preoccupazione fra i cittadini. La liquefazione è un fenomeno che spesso accompagna i terremoti di forte intensità (superiore alla magnitudo 5 della scala Richter).
Giappone terremoto di Niigata del 1964
Fenomeno per cui, in conseguenza dell’applicazione di azioni dinamiche quali le azioni sismiche agenti in condizioni non drenate, un terreno perde la propria resistenza al taglio. La causa sta nell’incremento delle pressioni interstiziali che segue alla sollecitazione dinamica: l’incremento, sommato al valore iniziale della pressione interstiziale, arriva a uguagliare il valore delle tensioni normali applicate determinando l’annullamento delle tensioni efficaci e dunque della resistenza. Sono particolarmente suscettibili di liquefazione dinamica i depositi superficiali di terreni granulari sciolti sotto falda.

Vedi anche: Verifica Qualitativa alla Liquefazione delle Sabbie.
Un semplice esperimento chiarisce la teoria:


Un Real Video mostra cosa succede in realtà:


Scienze della Terra: Stromatoliti - Bindstone

Le stromatoliti (Bindstone) sono strutture sedimentarie, appartenenti al gruppo dei calcari non particellari biocostruiti, finemente laminate dovute all'attività di microrganismi fotosintetici bentonici come procarioti (ad esempio cianobatteri) e anche microscopiche alghe eucariotiche.


Le stromatoliti si formano per intrappolamento periodico nella mucillagine prodotta da alghe azzurre e/o batteri, di sedimento particellare molto fine, costituito in prevalenza da fango carbonatico. Dopo che il primo tappeto algale ha fissato le particelle del sedimento sulla sua superficie gelatinosa, fino ad essere completamente coperto, i filamenti algali si sviluppano al di sopra e formano così un altro tappeto.
Così facendo si forma una successione di livelli alternati di sostanza organica con altri ricchi di sedimento. A causa dei processi diagenetici, raramente si conservano i resti delle microalghe e la laminazione è l'unica testimonianza della loro attività. La morfologia delle stromatoliti è molto variabile, da lamine piano-parallele ad ondulate, fino a mammellonari e colonnari, a seconda del tipo di alghe o batteri che le costituiscono e delle condizioni ambientali. In ambiente con elevata energia delle acque, i tappeti algali possono formare involucri concentrici intorno ad oggetti ("nuclei") sottoposti a rotolamento continuo per opera di onde e correnti, dando origine ad oggetti isolati chiamati oncoliti, che costituiscono un caso particolare di stromatolite.


Le stromatoliti più antiche risalgono a circa 3.500 milioni di anni fa e sono ampiamente diffuse in tutto il Precambriano. Tra le più note, quelle rinvenute nella Gunflint Iron Formation in Canada, risalenti a circa 2 miliardi di anni fa.
 


Nell'Archeano le stromatoliti sono piuttosto rare e strutturalmente semplici; diventano abbondanti e diversificate nel Proterozoico. Le stromatoliti diminuirono in modo definitivo circa 680 milioni di anni fa; si verificò una modesta ripresa solo nel passaggio Cambriano-Ordoviciano. Tale declino è attribuibile alla comparsa dei primi metazoi brucatori e degli organismi fossatori che bioturbavano la tessitura delle lamine.


In Italia sono abbastanza frequenti nelle formazioni del Cambriano inferiore della Sardegna e triassiche delle Alpi e dell'Appennino, in ambiente di piattaforma carbonatica; non sono mai state segnalate in rocce di epoca precambriana.


Attualmente le stromatoliti si formano in ambienti marini marginali di piana di marea, nella zona intertidale a salinità normale od elevata ma anche in ambienti subtidali di alcune aree dell'Australia, della Florida, delle Bahamas e del Golfo Persico. Queste strutture sono presenti diffusamente anche in ambiente lacustre, soprattutto in clima temperato-tropicale, come prodotto dell'attività batterica.
Hanno un importante significato paleoambientale e, almeno nel Fanerozoico, sono dei buoni indicatori di ambienti di acque basse ad elevatà stabilità ambientale. Quelle attuali sono morfologicamente diverse da quelle del Proterozoico.

Fonte Testo: Wikipedia
Fonte Immagini: Google immagini

Chimica - Acido Solforico (H2SO4) - Vetriolo

Modello 3D dell'Acido Solforico - Rosso Ossigeno, Bianco Idrogeno, Giallo Zolfo. 1 Mole di Acido Solforico ha una massa di 98,09 grammi.
L'acido solforico è un acido minerale forte, liquido a temperatura ambiente, oleoso, incolore e inodore; la sua formula chimica è H2SO4, a volte riportata anche come SO2(OH)2.

È l'ossiacido dello zolfo esavalente, o zolfo(VI).

I suoi sali vengono chiamati solfati. Un solfato molto comune è il gesso, che è solfato di calcio diidrato.
Acido Solforico - Formula di struttura
In soluzione acquosa concentrata (>90%) è noto anche con il nome di vetriolo. Soluzioni di anidride solforica, che possono arrivare fino al 30%, in acido solforico sono note come oleum.

Solubile in acqua e in etanolo con reazione esotermica anche violenta, in forma concentrata può causare gravi ustioniper contatto con la pelle.

L'acido solforico ha numerose applicazioni, sia a livello di laboratorio che industriale. Tra queste si annoverano: la produzione di fertilizzanti, il trattamento dei minerali, la sintesi chimica, la raffinazione del petrolio ed il trattamento delle acque di scarico. È altresì l'acido contenuto nelle batterie per autoveicoli.

In combinazione con l'acido nitrico forma lo ione nitronio (NO2+), intermedio nella reazione di nitrazione, impiegata industrialmente per la produzione del trinitrotoluene (TNT), della nitroglicerina, del fulmicotone e di molti altri esplosivi.

Tra gli additivi alimentari, è identificato dalla sigla E 513.

Biosfera - Stromatoliti a Shark Bay, Australia

Fotografia di Mark Boyle
Per circa l'85% della storia della vita sulla Terra, sono esistiti solo i microbi. L'unica testimonianza su larga scala della loro attività si conserva negli stromatoliti, che conservano tracce sia della biologia del tessuto microbico che li ha creati, sia della natura dell'ambiente in cui sono cresciuti. Si tratta di strutture rocciose a forma di cupola che si formano nelle acque basse attraverso l'intrappolamento di granelli di sedimento da parte di comunità di microrganismi.


Gli stromatoliti si formano perlopiù in laghi e lagune marine in cui condizioni estreme come l'elevata salinità impediscono agli animali di pascolare. Uno di questi luoghi è l'Hamelin Pool Marine Nature Reserve di Shark Bay, in Australia, un sito Patrimonio dell'UNESCO dove questi fossili viventi sono ancora visibili.


Astronomia - Pianeta Roccioso o Terrestre

I quattro pianeti rocciosi del Sistema solare in un fotomontaggio che ne rispetta le proporzioni dei diametri ma non le distanze. Da sinistra a destra: Mercurio, Venere, la Terra e Marte.

Un pianeta terrestre (detto anche pianeta roccioso o pianeta tellurico) è un pianeta composto per lo più di roccia e metalli. Il termine deriva direttamente dal nome del nostro pianeta, Terra, ed è stato adottato per indicare i pianeti del sistema solare interno in contrapposizione ai pianeti del sistema solare esterno detti giganti gassosi, che invece sono pianeti privi di una superficie solida, composti da una combinazione di idrogeno, elio e acqua in varie combinazioni di gas e liquido.

La struttura interna dei pianeti terrestri e della Luna.

I pianeti terrestri hanno sempre la stessa struttura generale: un nucleo centrale metallico, per la maggior parte di ferro, con un mantello di silicati, e possibilmente una crosta. La Luna è simile, ma potrebbe non avere un nucleo ferroso. Sulla superficie dei pianeti terrestri è possibile individuare strutture comuni come gole, crateri, montagne e vulcani. Infine, i pianeti terrestri posseggono atmosfere secondarie - atmosfere che sono originate da gas liberati per effetto del vulcanismo interno o in seguito ad impatti con corpi cometari - in opposizione ai giganti gassosi, che posseggono atmosfere primarie - atmosfere catturate direttamente dalla nebulosa solare originaria.
Per ulteriori informazioni: Wikipedia

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